Sant'
Antonio di Padova
Sacerdote
e dottore della Chiesa
Vangelo
Io vi dico: non giurate affatto.Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,33-37
In quel tempo, GesĂą disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, nĂ© per il cielo, perchĂ© è il trono di Dio, nĂ© per la terra, perchĂ© è lo sgabello dei suoi piedi, nĂ© per Gerusalemme, perchĂ© è la cittĂ del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perchĂ© non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di piĂą viene dal Maligno».
Parola del Signore
– Commento di don Luigi Maria Epicoco
“Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto”. In un mondo come il nostro in cui sembra che la parola non conti piĂą nulla, è difficile capire il senso delle parole che GesĂą ci rivolge nel vangelo di oggi.
Giurare
significa tirare in ballo un garante, avere una garanzia che dica che
quello che stiamo dicendo è vero ed è affidabile. Ma che cosa
possiamo tirare dalla nostra parte come garanzia se non ciò che è
davvero nostro? Possiamo forse usare Dio? Dio è forse un oggetto di
cui possiamo disporre a nostro piacimento?
“Non
giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né
per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per
Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure
per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero
un solo capello”.
Un
cristiano non dovrebbe mai esagerare con le parole. Non dovrebbe
essere un esperto di retorica. Non dovrebbe convincere con astuti
ragionamenti e seduzioni verbali. Un cristiano non dovrebbe mai
parlare troppo: Sia invece il vostro. parlare sì, sì; no, no; il di
piĂą viene dal maligno”. Molti danni nelle vostre vite sono causati
dalle parole superflue.
Quando
si litiga con qualcuno ad esempio si dicono anche parole pensanti che
forse non si credono veramente, ma veramente però feriscono,
lasciano il segno, creano distanza. Oppure quel parlare tra noi che
ad un certo punto diventa “parlar male dell’altro” non è forse
un uso superfluo della parola che ha piĂą a che fare con il maligno
che con la veritĂ ?
Una
straordinaria poetessa italiana, Alda Merini, scriveva che “bisogna
scegliere con cura le parole da non dire”. Il “sì, sì e no, no”
a cui ci invita il Vangelo è la grande rivalutazione del peso della
parola come qualcosa che conta davvero nella vita di una persona. E
se tu usi bene la parola, non hai bisogno di giurare, perché chi ti
ascolta sa che il peso specifico di ciò che dici è già garantito
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