1-Chiesa Parrocchiale Santa Maria della Speranza-Olmo-Perugia-(Anno 2009)

VIA DON DARIO PASQUINI-OLMO-PERUGIA-SS.MESSE:GIORNI FERIALI ORE 18.00-DOMENICA ORE 9.00-11.00 -PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

2-Chiesa Parrocchiale San Pietro Apostolo-Chiugiana-Perugia - (Anno-1602)

VIA FLEMING-CHIUGIANA-PERUGIA-IN QUESTO PERIODO NON CI SONO MESSE LA DOMENICA-PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

3-Chiesa Parrocchiale di San Martino-Fontana-Perugia - (Anno-1163)

STRADA FONTANA-LA TRINITA'-CORCIANO-PG-Non Viene Celebrata la S.Messa-PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

4-Chiesa Parrocchiale San Giovanni Battista-Olmo-Perugia-(Anno-)

Non Viene Celebrata la S.Messa- PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

5-Chiesetta della Trinità-Colle della Trinità-Perugia-(Anno-1300)

VIA DELLE ROSE-LOC.FONTANA-CORCIANO-PG-Non Viene Celebrata la S.Messa-PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

martedì 30 giugno 2020

Vangelo del 1 Luglio 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA









Vangelo


Mt 8, 28-34
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, giunto Gesù all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?».
A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque.
I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco

<>.
Se per un istante non ci lasciamo impressionare dal racconto di questo esorcismo, in realtà ci accorgiamo che in questa descrizione c’è una verità che sperimentiamo quotidianamente nella nostra vita. Infatti quando una persona sta male, è infelice o frustrata, rovina anche la vita di quelli che ha accanto. Diventa come un ostacolo sulla strada, un impedimento alla serenità.
Ci accorgiamo di questo innanzitutto nelle nostre famiglie, poi nelle nostre comunità ma anche nei nostri ambienti di lavoro. Chi è ostaggio di una qualunque situazione di male non si limita semplicemente a stare male, ma involontariamente mortifica anche la vita di chi gli è accanto. Sottolineo questo aspetto perché vorrei dire che il dovere che abbiamo di lasciarci liberare dal male che ci rende infelici non è solo una responsabilità nei confronti di noi stessi ma anche un favore che facciamo alla gente che ci è accanto.
Dalla nostra liberazione personale può cambiare il mondo intorno a noi e la qualità della vita degli altri. Detto questo però rimane paradossale come l’esorcismo che Gesù opera su questi due uomini ha come risposta un rifiuto da parte della gente del posto: <>.
Forse la cosa che li ha turbati è la perdita economica di quelle mandrie di animali. Ma non si può pensare di far entrare Cristo nella propria vita e non accettare di perdere qualcosa di quelle cose che solitamente il mondo promette convincendoti che da esse dipende la tua vera felicità. La fede, come l’amore, è una scelta che prevede l’esclusione di qualcos’altro. Gesù non è un porta fortuna, è un portatore di vita e libertà.



lunedì 29 giugno 2020

Vangelo del 30 Giugno 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA





Vangelo del 30 Giugno 2020
PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA



Vangelo

Mt 8, 23-27
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.
Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco



<>.
Segui Gesù, ti metti in gioco, fai delle scelte, sali su una barca, cominciano i problemi, e lui dorme. Questa sensazione è quella che tante volte proviamo nella nostra vita. Infatti, finché le tempeste nascono dai nostri peccati non c’è molto da meravigliarsi, ma quando esse accadono mentre si cerca di seguire Gesù allora uno si domanda il perché, e molte volte ne resta scandalizzato.La nostra preghiera però deve essere capace di penetrare anche un simile buio, e il suggerimento dei discepoli di oggi sembra essenziale: <>.
Ma come si può dire  di essere perduti se Gesù è con te? Ma quello che tante volte esprimiamo nella nostra fede è il bisogno di dire quello che sentiamo più ancora di quello che sappiamo. Infatti, con la testa sappiamo che Gesù c’è ma la sensazione che sentiamo è quella di sperimentarlo addormentato, indifferente, inutile rispetto ai problemi. <>.
Avere paura e lasciare che la paura decida al posto nostro sono due cose diverse. Avere paura è umano, lasciare invece che la paura decida al posto nostro è il chiaro segno della nostra incredulità. Ecco perché san Paolo a un certo punto dice ad alta voce ciò che la nostra fede dovrebbe ricordarci: <> (Rm 8,35-39).













domenica 28 giugno 2020

Vangelo del 29 Giugno 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA



Vangelo

Mt 16, 13-19
Dal Vangelo secondo Matteo



In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.


Commento di don Luigi Maria Epicoco





È bello che lungo la storia la Chiesa abbia associato in un’unica festa i santi Pietro e Paolo. Essi non solo rappresentano le colonne su cui si poggia la maggior parte dell’esperienza cristiana che conosciamo, ma sono anche il trionfo di quella diversità che la Chiesa fin da subito ha riconosciuto come ricchezza.
Infatti, in quanto a preparazione, a esperienza, a vissuto personale, a carattere, temperamento e scelte, Pietro e Paolo sono fondamentalmente diversi. E quando ci si trova di fronte alla diversità la tentazione è sempre quella di voler uniformare a un unico modello, a un’unica idea, ad un’unica modalità.
È la tentazione di Babele che pensa che il mondo sarà migliore solo se avrà un’unica lingua, un’unica cultura, un’unica torre. E questo a scapito della diversità e dell’unicità di ognuno. Il contrario di Babele è la Pentecoste. Infatti, nell’esperienza del dono dello Spirito, tutti i popoli diversi comprendono il linguaggio degli apostoli senza rinunciare alla propria lingua natia.
Ecco perché la festa di oggi è una festa importante per ognuno di noi, perché ci interroga su quella fraternità e comunione a cui siamo chiamati e che ci domanda di edificare la Chiesa ognuno con il proprio carisma, la propria storia, la propria diversità. Il Vangelo di oggi ci narra le parole che Gesù pronuncia su Pietro, rendendolo la roccia su cui si fonda la Chiesa: <>.
Ma se a Pietro sono riservate le chiavi, a Paolo potremmo dire che Cristo ha consegnato la soglia. Chi è più missionario di Paolo? In questo modo la Chiesa appare stabile e missionaria. Capace di raccogliere e capace di spargere. Paolo e Pietro sono le due facce della stessa medaglia, per questo non possono essere pensati mai da soli.







Vangelo del 28 Giugno 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA DOMENICA



Vangelo

Mt 10, 37-42
Dal Vangelo secondo Matteo



In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: "Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.


Commento di don Luigi Epicoco


Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me”. Amare di più Cristo non significa fare un torto a una madre, un padre, un figlio, un amico.
Amare di più Cristo significa amare BENE queste persone lasciando che esse siano solo segno di Dio ma che non diventino mai “il dio della nostra vita”. Alcuni rapporti di bene diventano per noi come un carcere a causa proprio di questo primo posto che non lasciamo a Cristo, e così il giudizio di un padre o di una madre, o le aspettative di un figlio ci tolgono la pace, l’identità, la forza, le motivazioni più vere. Amare di più Cristo significa amare seriamente chi ci sta intorno ma nella prospettiva giusta.
Per questo quando Gesù è Gesù, allora un padre può rimanere un padre, una madre, una madre, un figlio, un figlio.






























sabato 27 giugno 2020

SETTIMANALE UNITARIO-UNO E TRINO : INSIEME 28 GIUGNO 2020





Vangelo del 27 Giugno 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA




Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 8,5-17.

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava:
«Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente».
Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò».
Ma il centurione riprese: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.
Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fà questo, ed egli lo fa».
All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande.
Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».
mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti».
E Gesù disse al centurione: «Và, e sia fatto secondo la tua fede». In quell'istante il servo guarì.
Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre.
Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo.
Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati,
perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie.

Parola del Signore

Il commento al Vangelo di oggi di don Luigi Maria Epicoco

Non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito”. E’ il vangelo di oggi che ci presta quotidianamente le parole che usiamo di consueto nella liturgia proprio ad un passo dalla comunione. Ma in realtà non ci accorgiamo quasi mai di quanta fede ci sia in questa espressione così semplice e così autentica di quest’uomo. Il centurione romano dice a Gesù che si fida così tanto di Lui da non avere bisogno di altri segni, o di altre prove concrete se non semplicemente la Sua semplice parola. Per lui basta solo la parola di Gesù a cambiare le carte in tavola senza bisogno di fuochi d’artificio, prove, controprove. Mentre noi abbiamo invece continuamente bisogno di segni, di prove, di gesti, di rassicurazioni forse perché non ci fidiamo veramente di Lui. Cerchiamo così l’effetto esteriore perché non crediamo che Lui sia così capace di cambiare la sostanza delle cose. La parola d’ordine di oggi invece è ‘fidarsi’ della Parola senza domandare altri ‘segni’. Il segno più bello è quello della fiducia. È poter pregare con la certezza di essere già stati ascoltati. È affidarsi nella consapevolezza che se Dio dice di amarci non può mai agire conto l’amore perché agirebbe contro se stesso. La fede è saper credere a questo amore e non all’evidenza degli eventi nella loro superficie. Un bambino non teorizza troppo sui pericoli se è in braccio alla madre o al padre. Vive nell’interiore certezza che è la presenza di quella persona il motivo di sapersi al sicuro sempre e comunque. Per lui vale di più la rassicurazione di quella persona che il pericolo incombente. La fede è un dono, ma dare fiducia è una scelta. La fede è come avere un padre che ti prende in braccio, ma la fiducia è scegliere di credere più a quelle braccia che a tutto il resto che grida il contrario. “Signore non merito nulla, ma mi basta la Tua parola per sapermi salvo, perché tu mi hai insegnato che l’amore è dono gratuito e io credo alla gratuità del tuo amore senza altri segni”.
















giovedì 25 giugno 2020

Vangelo del 26 Giugno 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA




Vangelo

Mt 8, 1-4
Dal Vangelo secondo Matteo


Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va' invece a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco


«Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi». Questa breve preghiera ,suggerita dal lebbroso del vangelo di oggi, può diventare un’utile giaculatoria per ognuno di noi. La sua efficacia non consiste innanzitutto nell’ottenerci un miracolo, ma nel guarire le nostre preghiere che molto spesso sono piene di pretese, non di fede. Quest’uomo dice chiaramente a Gesù che se vuole, può. Ma non lo obbliga a volerlo. Non lo mette sul banco degli imputati chiedendogli conto di come abbia potuto permettere che lui si ammali. Quest’uomo non minaccia velatamente Gesù, non lo mette sotto scacco psicologico, e nemmeno gli fa la paternale sul significato della sofferenza. Semplicemente professa a Gesù la sua fede: “se vuoi, tu puoi”. “E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii sanato». E subito la sua lebbra scomparve”. Gesù non si limita a volerlo, a dirlo, a farlo, ma fa precedere il tutto da un gesto concreto: lo tocca. È una cosa che non mi stancherò mai di dire: tutte le volte che il vangelo per raccontarci un miracolo, un cambiamento, un ribaltamento della situazione, ci dice che Gesù compie dei gesti concreti come toccare, stringere la mano, imbastare del fango e applicarlo sugli occhi di un cieco, e così via, questo è il chiaro segno che la Grazia di Dio passa attraverso un gesto, un fatto concreto. Per noi questo fatto concreto sono i sacramenti. Essi sono il prolungamento del verbo toccare del vangelo di oggi. Una vita cristiana senza sacramenti è una vita che rimane spiegata, ma non salvata. La parola di Gesù è sempre un’esperienza. Per questo noi dovremmo sempre di più riscoprire e valorizzare la via sacramentale. Soprattutto la confessione e l’Eucarestia che in modi diversi rappresentano per noi i luoghi di guarigione, di forza e di cambiamento. Detto in questo modo, magari la prossima volta che ci metteremo in fila per fare la confessione, potremmo prepararci proprio attraverso la giaculatoria del lebbroso di oggi, “Signore se vuoi, tu puoi guarirmi”, e poi lasciarci toccare dall’Eucarestia.

mercoledì 24 giugno 2020

Vangelo del 25 Giugno 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA



Vangelo

Mt 7, 21-29
Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: "Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?". Ma allora io dichiarerò loro: "Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l'iniquità!".
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.


Commento di don Luigi Maria Epicoco –



Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”.
Di persone che si riempiono la bocca senza mai fare niente è pieno il mondo, e molto spesso noi ne ingrossiamo le fila. Parlare è uno dei modi che noi usiamo per non metterci in gioco. Parliamo talmente tanto di ciò che sarebbe giusto fare che alla fine ci convinciamo che lo abbiamo anche fatto. Ma c’è un grande abisso tra le parole e i fatti.
Il cristianesimo è il tentativo di rendere fatto ciò che si ascolta. E volutamente ho usato la parola tentativo, perché molto spesso non ci riusciamo. Ma poco importa perché il Signore ci ha chiesto di provarci sempre e non ci ha mai imposto di riuscirci per forza. In questo senso non dovremmo mai scoraggiarci.
Non dovremmo mai indietreggiare davanti ai nostri fallimenti. C’è qualcosa di peggiore dei nostri fallimenti, e cioè la nostra mancanza di tentativi.
Chi vive senza mai mettere in pratica e limitandosi solo a mille ragionamenti e parole (‘è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande”. Penso che l’immagine che Gesù fornisce renda bene l’idea di che rischio corriamo quando la nostra fede si limita solo ad accumulare cose capite, idee chiare e ragionamenti convincenti.
Ma è anche bello pensare che questa chiarezza scomoda con cui Gesù parla, suscita nella gente un senso di stima. “Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi”,
Noi sacerdoti innanzitutto, ma ogni cristiano, corriamo il rischio di voler risultare sempre popolari tanto da annacquare il vangelo fino al punto da renderlo un ‘insopportabile melassa. Gesù era stimato perché chiamava le cose per nome, anche quando far questo era politicamente scorretto.












martedì 23 giugno 2020

Vangelo del 24 Giugno 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA





Vangelo

Lc 1, 57-66. 80
Dal Vangelo secondo Luca

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All'istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.


Commentodi don Luigi Maria Epicoco



Ognuno di noi è un mistero. Ognuno di noi è un inedito che attende di essere conosciuto. Quando nasce una vita Umana, in quella vita c’è un’unicità che ha diritto a venir fuori in tutta la sua diversità.
E per questo mi piace pensare che Giovanni Battista, di cui oggi festeggiamo la nascita, sia il patrono dell’unicità. Forse perché egli stesso è nato da un desiderio che ormai aveva perso speranza.
È nato come imprevisto. Ha preso un nome che nessuno aveva mai avuto nella sua famiglia. Ha ricevuto una missione che forse gli avrà messo addosso l’appellativo di “strano”. Tutti i profeti sono un po’ strani. Tutti i’ profeti, proprio perché strani,
sono fastidiosi. Tutti i profeti creano problemi che gli altri lascerebbero tranquillamente nascosti sotto i tappeti come la polvere di una casa. Chi decide di assumere la misura della propria unicità come misura della propria vita deve anche accettare che da quel momento in poi potrà suscitare invidie, fastidi, gelosie, scontri, problemi.
Chi è unico e lo manifesta è sempre un po’ un agitatore, anche non volendolo. Giovanni pare esserlo stato anche nel grembo della madre Elisabetta. Quando Maria varca la soglia della sua casa e comincia a parlare, Giovanni immediatamente si mette a scalciare nel grembo di sua madre: “Appena mi è giunto il tuo saluto – dice Elisabetta- il bambino ha sussultato di gioia nel grembo”. E poi tutta la sua vita è stata sempre una vita strana, unica, e forse anche per questo affascinante. Nessuno come lui attirava la gente senza bisogno di grandi discorsi o di attrattive. Chi è pienamente se stesso è sempre misteriosamente affascinante e attrattivo.
 Forse perché le persone così ci fanno venire la nostalgia di voler essere anche noi allo stesso modo ma molto spesso non ne troviamo il coraggio. Ci vuole coraggio ad essere se stessi, ma è lì la grande differenza e la nascita di ogni vero santo.
<>.

lunedì 22 giugno 2020

Vangelo del 23 Giugno 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA





Vangelo

Mt 7, 6. 12-14
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco –



Due grandi massime vengono offerte nella pagina del Vangelo di oggi. Innanzitutto la capacità di capire che non si può dare tutto a tutti: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi”.
Lo capii un giorno quando trovandoci con un gruppo di sacerdoti amici e con qualche consacrata, uno di noi prese la parola e raccontò una questione molto personale e intima che aveva vissuto.
Mi commosse molto quella sua sincerità e schiettezza ma alla fine di quel racconto, uno di noi prese la parola e con grande serietà gli disse: “grazie per quello che ci hai detto, ma non puoi raccontare tutto di te così al primo che capita” , infatti alcuni di noi erano la prima volta che lo incontravano. In realtà aveva ragione.
Non si può consegnare la nostra intimità a tutti. Ci sono cose preziose di noi che dobbiamo scegliere con cura a chi affidarle e che non basta volersi togliere un peso: è importante anche decidere a chi caricarlo. È vero anche che a volte il demonio gioca la par tita contraria e ci convince che non ci sia davvero nessuno a cui consegnare la parte più intima e preziosa di noi. Anche questa è una cosa sbagliata e può farci molto male tenerci dentro tutto.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. È questo il segreto per non vivere guardando solo a ciò che ci manca. Quando sperimentiamo che ci manca qualcosa dovremmo impegnarci a non farla mancare agli altri, è così che misteriosamente veniamo guariti.
Infine il testo ci ricorda che vivere il Vangelo non è una passeggiata, ma può diventare anche molto faticoso, specie perché dobbiamo spogliarci di tutto ciò che non serve e che sovente usiamo solo perché così ci sentiamo più sicuri: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!”.








domenica 21 giugno 2020

Vangelo del 21 Giugno 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA



Vangelo del 21 Giugno 2020
PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA

Vangelo

Mt 7, 1-5
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: "Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio", mentre nel tuo occhio c'è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco

Chi di noi non vorrebbe un mondo migliore? Chi di noi non vorrebbe svegliarsi la mattina e vivere in un mondo dove l’odio, le guerre, le ingiustizie sociali, l’inquinamento, non ci siano più? Ebbene, sappiate che tutto questo è possibile solo a patto che si capisca da dove bisogna cominciare. Molti tentativi di cambiamento del mondo sono falliti semplicemente perché abbiamo cercato di cambiare il mondo intorno a noi non comprendendo che il più grosso contributo che potevamo dare al cambiamento eravamo innanzitutto noi stessi. Sarò forse questo il significato delle parole di Gesù nel vangelo di oggi: “Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: "Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio", mentre nel tuo occhio c'è la trave?”. Tutto quello che di bello vorremmo vedere al mondo dobbiamo trovarlo innanzitutto dentro di noi. E tutto quello che di brutto vorremmo non ci fosse al mondo dobbiamo sradicarlo innanzitutto da dentro di noi. Ma non c’è bisogno di andare con il pensiero alle grandi guerre o agli squilibri climatici, a volte i cambiamenti che desideriamo riguardano casa nostra, le nostre famiglie, la cerchia dei nostri amici. Più che accumulare malcontento dovremmo cominciare a dire come io posso cambiare affinché tutto cambi. Io sono il vero inizio di ogni cambiamento. Io innanzitutto. E a chi non vuole dare inizio al cambiamento a partire proprio da se stesso allora è bene ricordare che non ha nemmeno più il diritto di lamentarsi. Infatti lamentarsi di qualcosa che non va può farlo solo chi ha fatto tutto quanto era in suo potere per cambiare le cose. Diversamente siamo solo ipocriti: “Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello”. Questo tipo di cataratte le si cura solo con un collirio fatto di sana umiltà, di esame di coscienza, e di buona speranza che se inizio io forse la notte non sarà così buia.





sabato 20 giugno 2020

Vangelo del 20 Giugno 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA DOMENICA




Vangelo Mt 10, 26-33 


Dal Vangelo secondo Matteo


 In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l'anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli». 
C: Parola del Signore. A: Lode a Te o Cristo. 

 Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco

 “Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone”. Che fine faremo? La fine di Cristo. E questa non è una brutta notizia ma un gossip straordinario che può aiutarci a guardare la nostra vita da un altro punto di vista. Fare la fine di Cristo non significa semplicemente andare a finire in croce, ma ricordarsi che la fine di Cristo non è la Croce ma la Resurrezione. Passare tutta la vita cercando di scappare dalla croce, significa passare tutta la vita cercando di scappare da ciò che in questo momento è davanti a me. La croce non è solo chiodi nelle mani. La croce è tutta la realtà che si affaccia nella mia vita e che mi costringe a stare inchiodato nel qui ed ora senza poter andare via. Le nostre strategie di fuga sono molteplici ma sono tutte messe in atto perché a volte ci è insopportabile prendere sul serio il qui ed ora. Siamo come dei bambini che non vogliono stare a scuola e guardano fuori dalla finestra immaginando a quanto possa essere bello correre felici dietro a una farfalla. Cosa c’è di male in questo? Nulla apparentemente. Ma si diventa uomini non quando si smette di fantasticare, ma quando si comprende che i sogni per realizzarsi hanno bisogno di concretezza, di contatto con la realtà, di presa di responsabilità che l’alfabeto che imparo oggi a scuola mi renderà capace non soltanto di correre dietro a una farfalla ma di fare della mia vita un capolavoro. Accettare la croce significa svegliarsi al fatto che molte cose che ci sono non ci piacciono e non le vorremmo ma se le accetteremo e le vivremo così come ci ha insegnato Cristo allora esse non saranno il nostro destino ma solo la nostra Pasqua, cioè il nostro “passaggio”. Una paura diventa il nostro destino quando non la affrontiamo. Affrontarla significa farla diventare un passaggio, e non un fine. Tutto quello da cui scappiamo ci insegue sempre. Tutto quello che affrontiamo passa. In questo senso dobbiamo augurarci di fare la fine di Cristo, cioè di fare Pasqua, passaggio.

SETTIMANALE UNITARIO-UNO E TRINO:INSIEME-21 GIUGNO 2020





venerdì 19 giugno 2020

Vangelo del 20 Giugno 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA


Vangelo

Mt 6, 24-34
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: "Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?". Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la
sua pena».


C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.





Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco

Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?”. Sembrano così ovvie le parole di Gesù del Vangelo di oggi che ci sentiamo un po’ stupidi a vivere diversamente. Ma in realtà il verbo esistenziale più diffuso e popolare tra di noi è il verbo “preoccuparsi”. Chi si pre-occupa è uno che vive sempre un passo in avanti rispetto la vita e quindi non ha tempo di gustare la vita. Chi si pre-occupa è uno che vive con l’ansia di cosa dovrà accadere e non con la gratitudine di ciò che accade. Dovremmo imparare un po’ tutti a “occuparci” e a non a “preoccuparci”. Dovremmo tornare tutti un po’ alla realtà e al presente. Chi si preoccupa non vede più il volto della moglie o del marito, dei figli o degli amici, del cielo azzurro o della splendente pioggia d’estate. Chi si preoccupa vede solo problemi da risolvere e non cose per cui comunque arrivare a sera grati. Chi si preoccupa non ha tempo di sorridere perché “la vita è una cosa seria”. E’ così seria che ci sono giorni in cui uno si domanda se poi valga davvero la pena vivere così. Ha ragione allora Gesù a ricordarci una cosa semplice: “Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena”. E ogni giorno ha la sua grazia. E la memoria della grazia consiste in una constatazione molto realistica: la maggior parte di ciò che conta dentro la nostra vita lo riceviamo in una maniera silenziosa, come i gesti discreti di Qualcuno che si occupa di noi allo stesso modo di come si occupa di rivestire di bellezza un fiore e di rendere possibile il volo e il canto di un uccello nel cielo. “Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?”. Appunto, il problema è la nostra poca fede/fiducia nel fatto che sia realmente così.



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