1-Chiesa Parrocchiale Santa Maria della Speranza-Olmo-Perugia-(Anno 2009)

VIA DON DARIO PASQUINI-OLMO-PERUGIA-SS.MESSE:GIORNI FERIALI ORE 18.00-DOMENICA ORE 9.00-11.00 -PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

2-Chiesa Parrocchiale San Pietro Apostolo-Chiugiana-Perugia - (Anno-1602)

VIA FLEMING-CHIUGIANA-PERUGIA-IN QUESTO PERIODO NON CI SONO MESSE LA DOMENICA-PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

3-Chiesa Parrocchiale di San Martino-Fontana-Perugia - (Anno-1163)

STRADA FONTANA-LA TRINITA'-CORCIANO-PG-Non Viene Celebrata la S.Messa-PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

4-Chiesa Parrocchiale San Giovanni Battista-Olmo-Perugia-(Anno-)

Non Viene Celebrata la S.Messa- PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

5-Chiesetta della Trinità-Colle della Trinità-Perugia-(Anno-1300)

VIA DELLE ROSE-LOC.FONTANA-CORCIANO-PG-Non Viene Celebrata la S.Messa-PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

sabato 29 agosto 2020

SETTIMANALE UNITARIO-UNO E TRINO:INSIEME-30 AGOSTO 2020








 

domenica 23 agosto 2020

PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA Domenica 23 agosto 2020

 

XXI Domenica del Tempo Ordinario - Anno A

Colore liturgico: verde
I Santi di oggi

Santa Rosa da Lima, Vergine

Vangelo
Mt 16, 13-20
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non pre
 varranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.


Commento al Vangelo di don Ivan Licinio


Chi è Gesù per te?
Non vorrei essermi trovato nei panni dei discepoli quando il Maestro ha fatto loro queste domande: «La gente, chi dice che io sia?»; «Ma voi, chi dite che io sia?». Per capire la situazione potremmo immaginare quel momento in cui ci viene chiesto a bruciapelo “Mi ami?”, oppure “Quanto conto per te?”. Si tratta di quelle domande che ti spiazzano e alle quali non sai rispondere subito. Ovviamente Gesù facendo queste domande non vuole sapere a che punto è la sua popolarità ma vuole fare un punto della situazione, distinguendo fra il giudizio della gente e l’idea che i discepoli si sono fatti di lui.

Chi è Gesù per il mondo e chi è Gesù per te.

La gente, nel Vangelo di oggi, conosce Gesù per sentito dire: in questo caso il cristianesimo può atteggiarsi a filosofia di vita, può essere scambiato per filantropia o più semplicemente diventa un modo di intendere il sacro. C’è il rischio che la nostra fede sia solo un concetto o, peggio ancora, un’abitudine.

Gesù, allora, restringe il campo: «Ma voi chi dite che io sia?». In quel “ma” c’è il giro di boa. Gesù passa dal sentito dire della gente all’esperienza diretta dei discepoli. Voi che mi avete conosciuto, voi che state con me, proprio voi chi dite che io sia? Qui arriva il difficile.

Gesù ci ricorda che la fede nasce principalmente dall’incontro con Lui o, per meglio dire, dalle possibilità che gli diamo di incontrarci. Allora ritornano le domande di prima: “Mi ami?”, “Quanto conto per te?”. È significativo che sia proprio Pietro a dare la risposta esatta. Lo stesso Pietro che, subito dopo, viene rimproverato da Gesù perché non pensa secondo Dio ma secondo gli uomini. Questo vuol dire che non dobbiamo aspettare di essere perfetti per riconoscere che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. Anzi, proprio la nostra debolezza diventa lo strumento per incontrare e riconoscere l’amore di Dio.

In troppi pensano che la fede sia una procedura, un teorema, il risultato di un calcolo o una formula di cose giustapposte. Un qualcosa di logico come una formula che dà sempre lo stesso risultato. Invece nulla è più imprevedibile e incalcolabile della fede! Come nessuno di noi è uguale all’altro, così anche la fede di ciascuno è diversa proprio perché scaturisce dall’incontro di Gesù con quello che ci portiamo dentro e solo noi conosciamo. Crediamo nelle stesse cose, ma non allo stesso modo. Questa è l’originalità della fede. Ognuno risponde alla domanda di Gesù con la sua vita, con il suo personalissimo modo di portare la croce e nessuna risposta è sbagliata se davvero coinvolge tutto noi stessi.

Perciò oggi non dobbiamo aver paura di rispondere a Gesù con la nostra fragile vita; anche se pensiamo che non sia la risposta giusta, è certamente la migliore che, al momento, possiamo dare.


sabato 22 agosto 2020

SETTIMANALE UNITARIO UNO E TRINO:INSIEME 23 AGOSTO 2020


 


giovedì 20 agosto 2020

PPREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA DI GIOVEDI 20 AGOSTO 2020

 

Giovedì 20 agosto 2020

XX Settimana del Tempo Ordinario - Anno II

Colore liturgico:BIANCO

I Santi di oggi

  • San Bernardo, Abate e Dottore della chiesa

  • Mt 22, 1-14
    Dal Vangelo secondo Matteo

  • In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
    «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
    Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: "Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
    Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
    Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti".
    Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

    C: Parola del Signore.
    A: Lode a Te o Cristo.

  • Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco

    Gesù nel Vangelo di oggi paragona il regno dei cieli a una festa di nozze. Il cielo non è un dovere da compiere ma una gioia da godersi. E come tutti i matrimoni, questa gioia è preparata, attesa, programmata fin nell’ultimo dettaglio. A volte quando preparo la gente per il matrimonio, raccomando sempre di non esagerare troppo con l’ansia dei preparativi perché il voler dare il massimo si può trasformare anche in un godersi per nulla quella giornata. Ma è encomiabile lo sforzo titanico che si fa affinché sia davvero un giorno speciale. Gesù paragona Dio a chi fin dall’eternità ha programmato il cielo affinché sia una gioia in ogni dettaglio per coloro che vi parteciperanno. Ma poi arriva il momento di aprire questa festa. Gesù è l’invito alle nozze che il Padre ci ha mandato, ma ascoltate come reagiamo noi a questo invito: “Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero”. Mi sembra di sentire le scuse più diffuse tra la gente: “Padre non vengo a messa la domenica perché è l’unico giorno che non lavoro e mi voglio riposare”. Oppure “Padre il lavoro è importante”; “non posso perdere tempo, il Signore capirà”. Rimane un piccolo dettaglio: Dio muore dalla voglia di incontrarci e noi preferiamo altro. Fosse anche una cosa lecita ma pur sempre altro. Preferiamo la pancia piena alla felicità. Preferiamo le nostre priorità a ciò che invece sono le vere priorità. Ma il vero cortocircuito sta fondamentalmente in due cose: pensare che la fede sia un dovere, e pensare che la fede sia un piacere. La fede se fosse un dovere faremmo bene a sbarazzarcene, infatti ne abbiamo fin troppi di doveri. Essa invece è una scelta, non un dovere. È la scelta di chi si lascia amare, e comprende che non può esistere amore per forza. Allo stesso tempo la fede non è un piacere, cioè non è una cosa sentimentale. La fede è gioia, non emozione. E la gioia lungi dall’essere un’emozione, per noi cristiani è un fatto.










mercoledì 19 agosto 2020

Mercoledì 19 agosto 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA

 



XX Settimana del Tempo Ordinario - Anno II

Colore liturgico: VERDE

I Santi di oggi
San Bernardo Tolomei,Abate(Congregazione Silvestrina)
San Giovanni Eudes, Sacerdote

Mt 20, 1-16
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: "Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò". Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?". Gli risposero: "Perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed egli disse loro: "Andate anche voi nella vigna".
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi". Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo".
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?".
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco 

<<In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli>>.
Le parole perentorie di Gesù lasciano costernati i discepoli e forse lasciano un po’ senza parole anche noi. Ma bisogna stare attenti però a non fraintendere il significato di una simile affermazione. Un ricco non è semplicemente uno che possiede, ma uno che si sente forte di quello che possiede.
Si sente talmente forte di quello che ha che molto spesso pensa di essere ciò che ha. Ma chi vuole entrare nel regno non deve mai confondere questi due verbi. Chi vuole entrare nel regno deve fare un cammino di autenticità su ciò che è, rinunciando a pensare e a vivere che la sua vita dipende dalla quantità delle cose. si potrà dunque salvare?”.
E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: “Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile” Gesù sa bene che da soli con le nostre forze noi non possiamo riuscire a fare ciò che ci domanda. Da soli con le nostre forze noi continueremo solo a cercare rassicurazioni, gusci dove nasconderci, situazioni che ci diano l’illusione di essere a galla. Ma con l’aiuto di Dio si può smettere di sopravvivere e si può cominciare a vivere.

Dobbiamo ricordare a noi stessi che la vita spirituale è fidarsi di Dio e non delle nostre forze. <<Allora Pietro prendendo la parola disse: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?” Perché dovrebbe convenirci? È questo che sembra voler dire Pietro. E in fondo forse ha anche ragione a prendere coraggio e a domandarlo a Gesù, perché se ci dimentichiamo il perché dovrebbe valerne la pena, rischiamo di vivere una fede fatta di sforzi e sacrifici senza nessun motivo.

La fede non è uno sforzo o un sacrificio, ma la scelta del meglio rispetto al molto. «Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, ‘o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna>>.




lunedì 17 agosto 2020

VANGELO DI LUNEDI 17 AGOSTO 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA

 

 

Colore liturgico:VERDE

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 19,16-22

In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?».

Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?».
Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».

Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.


C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco

Cosa bisogna “fare” di buono per “ottenere” la vita eterna. È questo che domanda un accorato giovane a Gesù nella pagina del Vangelo di oggi. Fare e ottenere però sono un’accoppiata di verbi molto pericolosi. Nascondono in sé la menzogna che basta applicare delle regole o una tecnica per ottenere un risultato.

Ma ciò che davvero conta nella vita è solo il prodotto di regole e di tecniche? Si può insegnare a qualcuno ad essere felice così come si insegna una tecnica? L’amore è anch’esso una tecnica? Se tu poni la questione così, ha ragione Gesù a rispondere da manuale: <<Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti.

Ed egli chiese: “Quali?”. Gesù rispose: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e’ la madre, ama il prossimo tuo come te stesso”». Ma basta seguire davvero i comandamenti per rendersi conto che da soli non fanno nessuna felicità. E lo sa bene anche il tale del Vangelo di oggi: <<Il giovane gli disse: “Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?”>>.

Appunto, questa è la vera domanda: che cosa manca? Non dovremmo mai trascurare le nostre mancanze. Invece di provare a riempirle con qualunque cosa dovremmo prenderle sul serio. È proprio ciò che più ci manca che ci indica la strada. La vita si ammala non quando sente una mancanza, ma quando non sente più nessuna mancanza. Si può capire e dialogare con Cristo solo partendo lealmente dalle nostre mancanze: <<Gli disse Gesù: ” Se vuoi essere perfetto, va’ , vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”>>.

Ecco che cosa ti manca: una decisione che valga tutta la tua vita, un rischio che dica passione vera. Ti manca una libertà che decida seriamente per che cosa vuoi vivere. È difficile essere felici quando si vuole solo tenere in ordine la propria vita. Non basta un ordine per essere felici, serve un motivo per cui la vita valga la pena, e questo motivo lo si trova quando si trova un motivo per cui daresti via tutto.





domenica 16 agosto 2020

SETTIMANALE UNITARIO-UNO E TRINO :INSIEME 16 AGOSTO 2020

 

VANGELO DI DOMENICA 16 AGOSTO PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA DOMENICA

 

 

XX Domenica del Tempo Ordinario - Anno A

Colore liturgico:verde

I Santi di oggi

Mt 15, 21-28
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.

Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore - disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.


Commento di don Luigi Maria Epicoco

<<Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio”. Ma egli non le rivolse neppure una parola>>.

Per dialogare bisogna essere almeno in due. Ma cosa accade quando solo uno parla e l’altro non risponde? Molto spesso si smette anche di parlare perché ci sembra completamente inutile continuare a dialogare avendo di fronte un muro di gomma. A volte nella preghiera si ha la medesima sensazione ben descritta nel Vangelo di oggi: ci sembra di essere solo noi a parlare e di trovare dall’altra parte solo silenzio.

Per questo con il tempo smettiamo di pregare, e preferiamo ragionare da soli e tenerci dentro le cose. Ma è proprio la donna Cananèa del Vangelo di oggi che ci indica la via d’uscita. Ella invece di andarsene, continua ostinatamente a rimanere davanti a Gesù e a a pregarlo: <<Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: “Signore, aiutami! “. Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini”. “È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora Gesù le replicò: “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita>>.

È la sua ostinazione che la porta a vedere la sua preghiera ricambiata. Prima sperimenta il silenzio, poi Gesù parla ma dice a lei cose che non sono rassicuranti ma dolorose, infine approfondisce talmente tanto il motivo per cui è lì fino a strappare a Gesù non solo la grazia ma uno dei complimenti più belli del Vangelo: <<Donna davvero grande è la tua fede>>.

La preghiera è quindi l’ostinazione con cui preghiamo nonostante il silenzio, la percezione negativa, e Pumiltà con cui lasciamo che essa ci conduca alla radice vera di quello che domandiamo. Gesù non definisce in nessun altro modo la qualità della preghiera se non attraverso l’ostinazione di pregare nonostante tutto

giovedì 13 agosto 2020

VANGELO DI GIOVEDI 13 AGOSTO PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA

 

XIX Settimana del Tempo Ordinario - Anno II

Colore liturgico: verde

I Santi di oggi

San Ponziano, papa e Ippolito, sacerdote, Martiri

VANGELO

Mt 18, 21 - 19, 1

Dal Vangelo secondo Matteo 

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».

E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.

Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.


C: Parola del Signore.

A: Lode a Te o Cristo. 



Commento di don Luigi Maria Epicoco  

L’iperbole con cui si apre il Vangelo di oggi rimane impressa nell’immaginario collettivo di tutti: <<“Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?”>>.


E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte Eppure il problema del perdono rimane un problema irrisolto. Non basta infatti sapere che Gesù ci dice che dobbiamo perdonare all’infinito, il vero problema è la sensazione che abbiamo di non avere in mano noi le redini del perdono.

Infatti ci sono delle situazioni che noi vorremmo perdonare, ma il dolore, la rabbia che ci portiamo dentro sembrano più forti della nostra stessa volontà e del nostro stesso proposito. Ma è proprio qui che forse dovremmo fermarci un istante e sostare. Perdonare significa smettere di provare dolore e sofferenza per il male ricevuto? Ciò che riguarda i nostri sentimenti non riguarda più la nostra volontà. Non possiamo comandare a noi stessi di sentire o non sentire qualcosa.

La rabbia, come il rancore, o l’amore e la gioia, non sono cose che proviamo a comando. Sono cose che ci capitano senza che noi possiamo fare molto, La nostra volontà però può decidere che cosa farne di quella rabbia, di quel dolore, o di quell’amore e di quella gioia. Cioè la nostra volontà può decidere cosa fare di ciò che sentiamo e che molto spesso non abbiamo deciso noi.

Perdonare allora significa non lasciare decidere la rabbia e la sofferenza al posto nostro. È opporre resistenza a ciò che essi suggeriscono. Perdonare è disobbedire al dolore che ci chiede vendetta. Bisogna ragionare come un bambino piccolo che piange perché qualcuno l’ha spinto, ciò che lo calma è essere preso in braccio dalla madre, ed è proprio a quella madre che racconta P accaduto e chiede giustizia.

Noi saremo capaci di perdono solo se ci lasceremo prendere in braccio dall’amore di Dio, se chiederemo a lui la miglior giustizia che lungi dall’essere vendetta (cioè reazione), è occasione di crescita per tutti i coinvolti.





mercoledì 12 agosto 2020

VANGELO DI MERCOLEDI 12 AGOSTO 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA

 

 XIX Settimana del Tempo Ordinario - Anno II

Colore liturgico:bianco

I Santi di oggi



VANGELO

  • Mt 18, 15-20

    Dal Vangelo secondo Matteo

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
    In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
    In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

    C: Parola del Signore.
    A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco

C’è una faccenda che per troppo tempo abbiamo vissuto male: la correzione fraterna. Infatti le due forme estreme con cui viviamo i dissidi relazionali sono entrambe negative e deleterie: o ci ignoriamo cordialmente, o usiamo le parole come coltelli.



Il Vangelo di oggi sembra tracciare un piccolo vademecum su come vanno gestiti certi momenti di crisi: <<Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano>>.

La parola d’ordine sembra “gradualità”. Senza questa mediazione graduale ciò che potrebbe arrivare all’altro è solo il giudizio, e quando una persona si sente giudicata si chiude sulla difensiva senza più possibilità di confronto. Dovremmo sempre domandarci se la nostra correzione fraterna è un processo o una manifestazione di amore.

Certe volte partiamo con delle buone intenzioni ma finiamo per usare gli strumenti sbagliati. Eppure è talmente potente la comunione e il legame che abbiamo con il fratello, che a partire proprio da esso possiamo smuovere i cieli: <<In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro>>.

Ecco un segreto che molto spesso dimentichiamo: quando siamo in comunione gli uni con gli altri, la nostra preghiera può tutto. E ce lo ricorda anche un canto popolare cantato in ogni dove: carità vera, lì c’è Dio». Delle volte pensiamo che i cieli siano lontanissimi da noi, eppure ci sono delle persone che si amano, facendo la fatica dell’amore, lì misteriosamente è presente il Signore. Ecco perché la comunione fraterna non è un optional nella fede cristiana.




lunedì 10 agosto 2020

VANGELO DEL 10 AGOSTO 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA

 


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Lunedì 10 agosto 2020

XIX Settimana del Tempo Ordinario - Anno II

Colore liturgico:rosso

I Santi di oggi


PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA

VANGELO


Gv 12, 24-26
Dal Vangelo secondo Giovanni


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.


Commento di don Luigi Maria Epicoco –


«In verità, in verità dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto».



C’è una verità vera, una verità profonda nel buio delle parole che Gesù pronuncia nel Vangelo di oggi. Infatti finché non accettiamo che dobbiamo imparare a morire, allora non portiamo nemmeno frutto. E imparare a morire significa che non possiamo passare la vita solo a difenderci dalla vita. Delle volte dobbiamo permettere alla vita di aiutarci a morire a noi stessi, di metterci in crisi, in discussione.

Dobbiamo lasciare che la vita ci ferisca fino a tirare fuori il capolavoro che è nascosto dentro ognuno di noi. A nessuno piace morire. Nessuno di noi vorrebbe Uccidere il proprio orgoglio, infatti tante volte per difenderlo lo chiamiamo dignità. A nessuno di noi piace rinunciare ai propri ragionamenti e per questo molto spesso le chiamiamo convinzioni profonde.

A nessuno di noi piace mettersi contro il proprio apparato emotivo, contro ciò che sente, contro la propria pancia, per questo tante volte noi diciamo: «Io sono questo». Ma solo quando capiamo che noi non siamo la nostra storia, non siamo i nostri ragionamenti, non siamo le nostre emozioni e proprio per questo lasciamo che esse possano morire per far emergere una verità più vera, solo allora cominciamo a capire ciò che fino a un attimo prima non riuscivamo a comprendere.

«Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna». Che tradotto significa: chi vive un rapporto possessivo con la propria vita non riesce a goderne nulla, ma chi la rischia per un motivo valido allora ne sente tutta l’ampiezza.

«Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo». La grande domanda per un cristiano allora è: «Dove è Gesù?». Solo quando individuiamo la sua geografia allora possiamo anche seguirlo. Per questo molti santi hanno scelto i poveri, gli ultimi, gli scartati perché sapevano bene che lì c’era e c’è Gesù.






SETTIMANALE UNITARIO-UNO E TRINO:INSIEME 9 AGOSTO 2020


 





giovedì 6 agosto 2020

Vangelo del 7 AGOSTO 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA








Mt 16, 24-28

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.
In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.



Commento di don Luigi Maria Epicoco




Il motivo per cui molto spesso cerchiamo Cristo e perché vorremmo che lui ci facesse capire il perché di molte cose presenti nella nostra vita. Nel Vangelo di oggi è descritto il modo attraverso cui possiamo ricevere una risposta: <<Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua>>.



Sembra che Gesù ci dica: <<Se vuoi capire perché stai vivendo qualcosa, allora abbraccia quel qualcosa fino in fondo, senza perderti alla ricerca compulsiva del perché, e scendendo fino in fondo in quel buio, vienimi dietro>>. Noi invece ci blocchiamo alla soglia. Rimaniamo fermi ai perché e ci difendiamo con tutto noi stessi da quello che c’è nella nostra vita e che troppe volte non abbiamo scelto. Solo se ci riconciliamo con la realtà ci accorgiamo che in quella stessa realtà c’è la luce di una risposta. <<Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà>>.

Vorremmo sempre avere le forze, e la capacità di tirarci fuori dalle situazioni, ma il cristianesimo è la consapevolezza che possiamo solo essere salvati, e che più vogliamo fare da soli e più complichiamo le cose. E nel tentativo di volerci salvare, confondiamo le cose che abbiamo con chi siamo: «Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima?>>.

Delle volte riempiamo la vita di cose perché abbiamo un vuoto di essere. Gesù non ci promette mai le cose di questo mondo, ma è l’unico che sa chi siamo veramente. Gesù consegna noi a noi stessi. È forse questo l’effetto collaterale più bello di tutta la fede cristiana: scoprire chi siamo veramente, e farlo non attraverso il buio delle ferite che ci portiamo dentro e che tante volte distorcono la percezione di noi, ma farlo attraverso uno sguardo di amore oggettivo, che ci restituisce per ciò che siamo veramente.

Ha ragione allora il Salmo 35 che dice: <<Alla tua luce vediamo la luce».






mercoledì 5 agosto 2020

Vangelo del 6 AGOSTO 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA


Vangelo


 Mt 17,1-9 (Anno A)



Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo".
All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: "Alzatevi e non temete". Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: "Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti".

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.


COMMENTO DI Don LUIGI EPICOPO

<<Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce>>.



Il Vangelo della Trasfigurazione è l’estremo tentativo di raccontare un’esperienza ineffabile che in realtà non ha parole abbastanza capienti per poter dire davvero cosa sia successo in quel giorno sul monte Tabor. Se dovessimo anche noi usare un’immagine, dovremmo dire che i discepoli sperimentano un bagno di luce indelebile che li segna in maniera decisiva nel cuore.

Sono quei rari, anzi rarissimi momenti in cui Gesù fa un passo in avanti e si mostra per ciò che è davvero senza nessun’altra mediazione. Lo fa di rado perché vuole sempre lasciare spazio alla nostra libertà. La nostra vita non è mai solo luce, perché davanti alla luce non avremmo molta scelta. Diceva un buon teologo che Gesù ci dà abbastanza luce da capire cosa fare e abbastanza buio da poter scegliere anche il contrario.

La festa di oggi è solo fortissima luce che Gesù dona ai suoi discepoli prima che essi entrino nel buio del Getsemani. Ma la cosa interessante è la loro reazione: <<All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore». La loro reazione non è di beatitudine, ma di spaesamento. Sono davanti a un mistero più grande dei loro ragionamenti.

<<Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: “Alzatevi e non temete”». È bello pensare che Gesù è Punico modo che noi abbiamo per poter entrare nel mistero senza rimanerne schiacciati. Il Padre manda suo Figlio Gesù per darci un’esperienza (“toccatili”) e indicarci la strada da percorrere (“alzatevi”)).

In questo senso per un cristiano non c’è altro di essenziale.se non Gesù solo: <<Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo>>. E se ci sono altre cose che ci aiutano, ci sono d’aiuto solo perché ci avvicinano di più a Gesù e non sono in sostituzione a lui.



lunedì 3 agosto 2020

Vangelo del 4 AGOSTO 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA



VANGELO

In quel tempo alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!».
Riunita la folla, Gesù disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!».
Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?
».
Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!».
Parola del Signore
COMMENTO DI don Luigi Epicoco
Nel Vangelo di oggi gli scribi e i farisei rimproverano Gesù perché i suoi discepoli “non si lavano le mani” così come prescrive la Legge, e formalmente hanno doppiamente ragione. La prima per una questione religiosa (lo chiede la Legge) la seconda per una questione igienica (lo chiedono tutte le madri). Ma qui non è in gioco né la Legge né l’igiene.
Mi verrebbe quasi da dire, giocando con le parole, che un vero discepolo di Gesù “non deve mai lavarsene le mani”. Le mani sporche sono mani di chi si compromette con la realtà, di chi non sta a guardare, di chi si mette in gioco, appunto di chi si sporca le mani. La religione non è un modo per tenersi lontano dalla mischia della storia, ma un modo per entrarvi dentro, come il lievito entra dentro la pasta e la fermenta tutta.
Se il lievito la pensasse come gli scribi e i farisei del vangelo di oggi, avremmo solo pane azzimo, buono per partire dall’Egitto ma non per festeggiare l’arrivo nella terra promessa, cioè per festeggiare una condizione di libertà e non più di schiavitù. Siamo liberi, questo è il dettaglio perso per strada nel loro ragionamento (e molto spesso nel nostro).


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