1-Chiesa Parrocchiale Santa Maria della Speranza-Olmo-Perugia-(Anno 2009)

VIA DON DARIO PASQUINI-OLMO-PERUGIA-SS.MESSE:GIORNI FERIALI ORE 18.00-DOMENICA ORE 9.00-11.00 -PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

2-Chiesa Parrocchiale San Pietro Apostolo-Chiugiana-Perugia - (Anno-1602)

VIA FLEMING-CHIUGIANA-PERUGIA-IN QUESTO PERIODO NON CI SONO MESSE LA DOMENICA-PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

3-Chiesa Parrocchiale di San Martino-Fontana-Perugia - (Anno-1163)

STRADA FONTANA-LA TRINITA'-CORCIANO-PG-Non Viene Celebrata la S.Messa-PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

4-Chiesa Parrocchiale San Giovanni Battista-Olmo-Perugia-(Anno-)

Non Viene Celebrata la S.Messa- PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

5-Chiesetta della Trinità-Colle della Trinità-Perugia-(Anno-1300)

VIA DELLE ROSE-LOC.FONTANA-CORCIANO-PG-Non Viene Celebrata la S.Messa-PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

venerdì 31 luglio 2020

Vangelo del 1 AGOSTO 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA





VANGELO

Mt 14, 1-12
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco

Due cose colpiscono del vangelo di oggi. La prima è la coda di paglia di Erode che davanti alla fama di Gesù si sente ancora rodere la coscienza dell’omicidio di Stato di Giovanni Battista: Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui.
E questo ci fa dedurre che ciò che ci spaventa dice in fondo qualcosa di vero di noi. La seconda cosa che colpisce del Vangelo di oggi è la scorretta” predicazione dello stesso Giovanni Battista: Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. Giovanni infatti gli diceva: “Non ti è lecito tenerla! .In fondo Giovanni sembra ingerire in affari privati di Erode. Forse come politico non era niente male, allora perché andare a toccare la sfera privata? Un caso simile nel mondo di oggi avrebbe solo scatenato i sorrisini e i rotocalchi di gossip, ma certamente non avrebbe indignato nessun Battista. Ma questo perché ci sfugge un piccolo dettaglio: l’unità della persona. A Giovanni non sta a cuore solo la politica e l’economia del suo paese. A Giovanni sta a cuore anche Erode.
Ed è troppo opportunistico prendersi di una persona ciò che ci conviene e chiudere gli occhi davanti a ciò che non ci piace ma che in fin dei conti non ci toglie nulla. Giovanni invita Erode a convertirsi perché a Dio non interessa se siamo bravi a fare qualcosa, ma quanto riconciliati siamo interiormente. Solo una persona che è “una” dentro e fuori, senza conflitti, può anche sperimentare cosa significa essere felici. Diversamente è come tenersi uno straordinario medico che è bravissimo nel suo mestiere, ma che ci prova con tutte le infermiere e colleghe, devastando la sua famiglia.
A noi serve come medico perché bravo, ma a lui invece chi ci pensa? Questo era Giovanni. E per questo è stato ucciso, perché ha fatto quello che non piace a nessuno: ha detto a qualcuno la verità in faccia, così come fa ogni coscienza che funziona.








giovedì 30 luglio 2020

Vangelo del 31 Luglio 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA



VANGELO
Mt 13, 54-58
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco

Le rimostranze che Gesù riceve dai suoi concittadini le avrebbero potute fare tali e quali anche al santo che oggi si festeggia: Ignazio di Loyola.
Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose? E si scandalizzavano per causa sua.
Di Ignazio si potrebbe dire: ma non era un soldato? Non ha combattuto guerre? Non voleva fare il cavaliere? Non faceva una vita completamente mondana? E ora si è messo in testa di diventare uno dei più grandi maestri di vita spirituale della Chiesa? La risposta è sì. Ciò che non comprendono i compaesani di Gesù, è che non bisogna mai leggere la vita in maniera superficiale.
Dio sa operare in profondità mentre nella superficie le cose ci sembrano diverse. Gesù sembrava solo il figlio di un falegname, ma era il Figlio Dio. Ignazio sembrava solo una causa persa ma diventa una delle figure più decisive della storia della Chiesa. La domanda è: chi sembriamo noi superficialmente? E chi siamo noi in fondo? E la gente che ci vive accanto è esattamente come l’abbiamo giudicata, o Dio ha un progetto più profondo per loro? Chi siamo noi per dire che non è così?
Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità». Nessuno di noi può sprigionare il miracolo che si porta dentro se è circondato solo da sguardi carichi di pregiudizio. Dovremmo disarmare i nostri pregiudizi e credere di più ai capolavori nascosti che Dio ha messo nel cuore di ognuno. La santità in fondo è tirare fuori questo capolavoro.
Ma delle volte davanti all ‘evidenza siamo capaci di negare pur di non rimangiarci i nostri pregiudizi sbagliati. Ma chi ci ha perso nel Vangelo di oggi sono i compaesani malelingue, non certamente Gesù. Rimarranno senza miracoli.





mercoledì 29 luglio 2020

Vangelo del 30 Luglio 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA



VANGELO

Mt 13, 47-53
Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco


Non si fa fatica a capire che l’immagine che Gesù usa nel Vangelo di oggi nasce per essere compresa soprattutto da un popolo di pescatori: È simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.
Infatti non è compito della rete separare ciò che è mangiabile, da ciò che invece non lo è. La rete non ha la capacità di fare differenza tra un pesce buono e uno cattivo. Questo possono farlo solo i pescatori a riva. Per la durata della pesca ciò che conta è prendere. Tutta la storia è il tentativo di Dio di prenderci in qualche modo.
Di pescarci dal mare del non senso, di tirarci fino alla riva della fine della storia. Ma la salvezza non è un fatto automatico. La salvezza è essere riconosciuti buoni, e non semplicemente presi. Infatti tutti noi “siamo presi” da questa rete tutte le volte che ci accostiamo ai sacramenti, che ascoltiamo la Parola, che preghiamo, che facciamo un qualsiasi gesto che abbia a che fare con la fede. Ma essere presi nella rete non ci salva in automatico. Conta la scelta del bene o del male.
Sono le nostre scelte nella vita che ci qualificano come “buoni” o come “cattivi”. Serve poco ad essere presi se poi veniamo riconosciuti come cattivi. Il regno dei cieli è un misto tra la grazia e la nostra libertà. Non solo la grazia, e non solo la nostra libertà, ma entrambe le cose contano. Per troppo tempo, forse, ci siamo convinti che tutto poggiava sulle nostre scelte e le nostre forze, ma così non è; senza la grazia, senza l’essere presi non serve a molto il nostro sforzo.
Ma è vero anche il contrario, non possiamo delegare alla grazia ciò che poi dovremmo e potremmo fare noi con la nostra libertà. Solo scegliere concretamente il bene alla fine ci rende anche buoni. La nostra deve essere la stessa capacità dello scriba divenuto discepolo del regno dei cieli che è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.

martedì 28 luglio 2020

Vangelo del 29 Luglio 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA



VANGELO

Gv 11,19-27
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco


La corsa che fa Marta verso Gesù non ha il sapore della preghiera ma dello sfogo. E in fondo è anche comprensibile. Il fratello Lazzaro è morto, e Gesù non ha fatto nulla per salvarlo, anzi sapendo che stava male ha anche temporeggiato prima di mettersi in cammino verso il loro villaggio. Ecco perché dietro le parole di Marta ci sono le parole di molti di noi che si sentono nella medesima situazione: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!.
C’è qualcosa di più scandaloso del dire che non sarebbe morto, ed è quel “se tu fossi stato qui”. Quando si soffre delle volte ci si sente così soli che si ha anche la sensazione che il cielo ci abbia lasciati soli. Molti si sentono sostenuti dalla grazia, ma molti altri nei momenti di dolore si sentono schiacciati da un senso profondo di solitudine e abbandono.
Non basta la memoria del catechismo a salvarci: So che risusciterà nell’ultimo giorno. Gesù aiuta Marta a fare un passo più avanti nel grande mistero del dolore. Gesù l’aiuta a vedere e capire una cosa che ancora nessun catechismo gli ha spiegato: Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?”.
La fede non è un argomento consolatorio in mezzo alle tragedie della vita.
Gesù non è un argomento ma una persona. Se crediamo nella sua persona allora tutto quello che ci serve non è nelle parole convincenti ma in una presenza vera e viva che è più grande delle nostre sensazioni. Infatti Gesù c’è nella nostra vita anche quando non lo sentiamo. La sua presenza non è creata dalle nostre sensazioni, ma è un fatto a cui la nostra fede fa continuamente riferimento: Credi tu questo? Credi di non essere solo anche quando ti senti solo? Credi di non essere abbandonato al buio e alla disperazione?.
Gli rispose Marta:
Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo. Da quel sì, Lazzaro verrà fuori dal suo sepolcro, e con lui le sorelle chiuse nel loro dolore.







Vangelo del 28 Luglio 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA


VANGELO
Mt 13, 36-43
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco


Gesù non è uno sprovveduto, sa bene che la realtà non può essere giudicata dalle semplici etichette che mettiamo noi. Infatti il male si insinua in un modo misterioso che a volte sfugge al nostro stesso controllo e buone intenzioni. La zizzania è seminata dal “nemico” quando nessuno se ne accorge.Ma la domanda vera è cos’è la zizzania? La zizzania sono i figli del maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo, così dice Gesù. E ciò è interessante perché noi solitamente pensiamo che la zizzania sia la semplice “maldicenza”, invece Gesù dice che sono delle persone vere e proprie. Chi sono questi “figli del maligno”?
È facile riconoscerli, anche se a volte non hanno nemmeno loro consapevolezza di essere tali: sono tutti quelli che seminano divisione, cattiveria, egoismo, paura, insicurezza, tristezza ovunque passano. Ma “figli del maligno” non si nasce ma si diventa. Ciò accade quando la zizzania non la mettiamo in minoranza dentro di noi prendendo così il sopravvento anche sul “buono” che ci abita.
Rischiamo tutti di diventare “figli del maligno” e di vivere la nostra vita portando a compimento il progetto del male e non del bene. Credere significa avere un’immensa cura di ciò che ci portiamo dentro, per essere sempre pronti a non lasciarci inquinare il nostro vero essere, la nostra vera pace, lo scopo vero per cui siamo nati.
Persino il dolore può diventare dentro di noi causa di marciume. Quando non viviamo bene le esperienze tristi della vita, allora esse si trasformano dentro di noi in rancore, rabbia, invidia e così disseminiamo tutto questo fuori di noi. Il brutto di tutto ciò sta nel fatto che solo alla fine Dio metterà mano per tirare delle conseguenze alla nostra vita di “grano” o di “zizzania” , e magari allora sarà troppo tardi per virare in un’ altra direzione.
Ma ciò è anche un’opportunità, è l’opportunità di avere ancora del tempo per iniziare questa santa coltivazione dentro di noi senza aver paura della zizzania che ci abita o ci circonda, ma sforzandoci di metterla quanto più possibile in minoranza.





lunedì 27 luglio 2020

Vangelo del 27 Luglio 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA


VANGELO

Mt 13, 31-35
Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell'orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un'altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco

Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo… Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti.

L’infinitamente piccolo, e l’infinitamente nascosto: è così che possiamo riassumere le due immagini che Gesù usa nel Vangelo di oggi per farci comprendere cosa sia il regno di Dio. In realtà ci dice che si può capire davvero cosa sia qualcosa solo se prendiamo sul serio le sue conseguenze.

E il regno di Dio ha due effetti: parte come cosa piccola ma crescendo diventa infinitamente affidabile: Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami.Allo stesso tempo è qualcosa che per fermentare la pasta deve essere messo dentro. Una fede vissuta fuori dalla storia, come fuga, come alienazione non serve a “fermentare” la storia. In questo senso Gesù oggi ci ha ricordato che la buona riuscita dell’opera del regno di Dio la si vede da quanto abbiamo fiducia nelle cose piccole che però sanno essere affidabili.
La vita non la si cambia con sporadici atti eroici, ma attraverso piccole cose quotidiane che rendono la vita più umana, più vera, più sopportabile. L’amore tra due persone si nutre di piccole cose. Sarebbe banale pensare che basta dire a qualcuno una sola volta “ti amo” per poter credere di amare veramente. L’amore è dire in tutti gli alfabeti possibili (parole, gesti, silenzi, presenza) “ti amo” , sempre, ogni giorno, ogni momento, nelle cose più piccole, quotidiane che non sono mai banali. Il regno di Dio è una faccenda così. Il regno di Dio o cambia la realtà da dentro oppure è un’ideologia.

sabato 25 luglio 2020

SETTIMANALE UNITARIO-UNO E TRINO :INSIEME-DOMENICA 26 LUGLIO 2020



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venerdì 24 luglio 2020

Vangelo del 25 Luglio 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA



VANGELO



Mt 20, 20-28
Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco



Il Vangelo di oggi è il Vangelo che ci fa festeggiare san Giacomo apostolo. Ci saremmo quindi aspettati un brano in cui Giacomo dice qualcosa, invece il brano di Matteo ci riporta le parole della madre e non le sue. In fondo le mamme sono sempre le mamme anche quando sono mamme di due potenziali santi: in quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa… “Dì che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno”.
Queste raccomandazioni di cattivo gusto sono dettate dall’amore esagerato non certo dalla cattiveria. Per questo Gesù non perde tempo a rimproverare, ci penseranno gli altri amici che siccome pensavano la stessa cosa ma non avevano il coraggio di dirlo, svuotano la loro frustrazione facendo i moralisti; Gesù approfitta di quest’occasione per spiegare la logica del regno di Dio: Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono.Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti. Noi purtroppo pensiamo che servire sia una cosa al di sotto della nostra dignità.
Invece Gesù riscatta il verbo servire per dire che chi serve è runico che davvero conta, perché chi serve significa che serve (cioè è utile), chi non serve significa che non serve (cioè è inutile). Quindi la logica dei “primi” non è la logica dei furbi, ma’ la logica degli onesti. Ecco perché la festa di oggi è la festa in cui si getta una luce nuova sulle logiche inaugurate dal Vangelo. Seguire Gesù è un affare che si comprende solo con Io sguardo lungo della vita eterna. Se lo sguardo è solo quello miope del “tutto e subito”, allora seguire Gesù non è un affare ma un danno.
I santi sono coloro che hanno saputo fare della loro vita un affare vero.








Vangelo del 24 Luglio 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA



VANGELO

Mt 13, 18-23
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco

Strada, sassi, rovi e terreno buono sono descrizioni della nostra umanità. Se è vero che nessuno di noi si può dare la fede da solo, è però vero che ciascuno di noi può decidere con quale umanità vuole accogliere questo dono.

Perché il vero problema molto spesso non è la mancanza di fede, ma la mancanza di umanità da parte nostra nel riuscire a far tesoro di ciò che Dio ci semina dentro. C’è un’umanità necessaria alla base del nostro essere credenti. San Tommaso avrebbe detto che <>, e con ciò avrebbe voluto dire che la fede non suppone che siamo già delle persone migliori: quello dipende dalle nostre scelte.
La fede è un dono che potrebbe essere sprecato. Ecco perché Gesù non si limita semplicemente a raccontare la parabola del seminatore ma ne fornisce anche una spiegazione. Lo fa perché credo che sia decisivo non fraintendere e capire fino in fondo cosa vuole dirci. Distratti, incostanti, ansiosi, sono solo l’inizio di un lungo elenco di modi di vivere che alla fine soffocano la stessa vita, la rovinano, la feriscono, la condannano a non portare frutto.
Nessuno di noi ovviamente si sveglia la mattina e vuole essere ansioso o incostante o superficiale, eppure delle volte lo siamo. La vita spirituale ci deve aiutare ad avere una grande lealtà nei confronti di noi stessi e a saper dire il nome proprio del nostro atteggiamento umano. Solo così possiamo anche trovare un modo di correggerci senza per forza passare attraverso l’umiliazione di un giudizio, ma attraverso il realismo di una diagnosi.
Un buon medico non ci umilia spiegandoci che abbiamo la febbre ma ce ne fa consapevoli dandoci anche la cura, la medicina, le cose da fare. La vera domanda non è perché siamo distratti, ma come possiamo curare la nostra distrazione. E così via per ognuna delle possibilità. A volte è la praticità che ci manca forse perché confondiamo lo spirituale con il teorico, mentre non c’è nulla di più concreto dello spirituale.
Ed è proprio quando riprendiamo sul serio la vita spirituale che sperimentiamo i frutti nella vita di ogni giorno.










mercoledì 22 luglio 2020

Vangelo del 23 Luglio 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA



Vangelo del 23 Luglio 2020
PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA

VANGELO
Gv 15,1-8
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco

-Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto-.
Se c’è una cosa di cui siamo conviti senza che nessuno ci impegni nel convincerci è proprio l’esperienza del taglio. Nella vita molte volte ci accorgiamo di incontrare dei tagli. Sono esperienze di dolore o anche di gioia che segnano una linea di demarcazione tra un prima e un dopo. Certi dolori segnano con un taglio netto la nostra esistenza, e così anche certi amori, certe gioie.
Ma la domanda non è se quel taglio è una benedizione o una maledizione, ma che benedizione o quale maledizione portano nella nostra vita. Alcuni tagli ci portano alla morte, a non sentire più la vita viva. Altri tagli tirano fuori da noi il meglio, i frutti nascosti sotto la cenere. Non dobbiamo pensare che Dio ci ama perché ci evita i tagli, ma pensare che il suo amore è vero proprio nell’esperienza del taglio perché da esso si fa verità su noi stessi.
Ma è anche vera un’altra cosa, e cioè la nostra totale dipendenza vitale da Cristo: «Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla».
L’inferno è pensare che il meglio di noi viene fuori nella solitudine, nell’autosufficienza, nel poter fare a meno. Invece è proprio quando ci accorgiamo che non possiamo fare a meno delle relazioni, dell’altro, e cioè di Cristo stesso nascosto al fondo di ogni relazione, che emerge in noi chiaro in che maniera concreta Cristo ci salva la vita. Se ad esempio una madre è il modo attraverso cui Cristo salva la vita di un bambino, sarebbe distruttivo per quel bambino presumere di poter fare a meno di una madre.
Questo però interroga ciascuno di noi anche su quanto lasciamo che Cristo ci usi per salvare la vita agli altri. I nostri no all’amore molto spesso gettano nell’inferno l’altro.





martedì 21 luglio 2020

Vangelo del 22 Luglio 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA


Vangelo

Gv 20,1.11-18
Dal Vangelo secondo Giovanni


Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Maria stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro"».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco


Maria Maddalena ci insegna l’ostinazione dell’amore. Quando finiscono anche le speranze, quando non ci sono più vien d’uscita, solo l’amore intuisce un imprevisto che può cambiare tutto. Questo è il motivo per cui tutti i discepoli si allontanano dal sepolcro di Gesù e questa donna no. Riesce a rimanere attaccata a Cristo anche se sa che è morto.
C’è una fedeltà di lei al maestro più forte della morte. In fin dei conti la morte è un muro contro cui tante volte andiamo a sbattere. Amare è sapere che dietro quel muro non c’è il nulla ma ciò che pensiamo di aver perduto, ciò che abbiamo amato. Credere è tener presente questa verità al di la del muro e vivere sapendo che Gesù ha aperto un varco in esso, un varco chiamato resurrezione.
Per questo Maria Maddalena diventa la prima testimone della resurrezione, perché ha creduto più a Gesù che al muro della morte.










lunedì 20 luglio 2020

Vangelo del 21 Luglio 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA




VANGELO
Mt 12, 46-50
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco


Che cos’è che ci lega a Gesù in maniera intima? Il sangue, lo stesso cognome, la razza, il colore della pelle, la lingua? Se così fosse noi non potremmo mai avere davvero dei legami profondi con lui.
La pagina del Vangelo di oggi viene incontro proprio all’intimo desiderio che abbiamo di “essere suoi”, come una madre, un fratello, una sorella. Di sentirci familiari con lui. Nell’episodio raccontato arrivano proprio loro a cercarlo, i suoi veri parenti: Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano.
Ma Gesù è circondato da una folla che lo sta ascoltando. Ci verrebbe da dire che non accoglie l’invito a uscire perché è impegnato, ma Gesù non dice di essere impegnato, dice semplicemente che non ha bisogno di uscire da lì per incontrare una madre, un fratello, una sorella: Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre.
È capovolta così la definizione di appartenenza familiare a lui. Si è di Cristo quando si decide di voler vivere facendo la volontà di Dio. E si è estranei quando si decide di seguire altre volontà, fosse anche la propria. Si deduce quindi che la risposta di Gesù non è un atto di mancanza di rispetto nei confronti di Maria sua Madre, o del manipolo di cugini che lo cerca (questo significa l’espressione “fratello-sorella” nel Vangelo).
È un po’ come se avesse voluto dire che Maria è davvero la Madre non perché l’ha solo portato nel grembo per nove mesi, ma perché ogni singolo istante della sua vita ha sempre voluto ripetere il suo “Eccomi” al Signore, il suo fare la volontà di Dio. In questo senso dovremmo imparare tutti a divenire discepoli alla maniera di Maria, la più perfetta tra tutti i discepoli, l’immagine più nitida di ogni credente.
Imitare Maria non significa cambiare il nostro DNA, ma cambiare le nostre scelte.




domenica 19 luglio 2020

Vangelo del 20 Luglio 2020 PREGHIAMO PER PASSARE BENE LA GIORNATA






Mt 12, 38-42
Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 12, 38-42
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno».
Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.



Commento di don Luigi Maria Epicoco



Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno. Ed egli rispose: “Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così. il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra”.
La contestazione di Gesù non riguarda la semplice richiesta di un segno, ma il sotteso argomento di voler aspettare un segno per poter cambiare qualcosa nella propria vita. Chi aspetta un segno per cambiare allora rimarrà uguale senza nessuna via d’uscita. Chi invece decide di cambiare allora saprà cogliere tutti i segni del cambiamento. Ecco perché Gesù dice che l’unico segno sarà quello di Giona. È un chiaro riferimento alla sua morte e risurrezione.
Ognuno di noi deve decidere di entrare nella notte del morire a se stesso. Solo così può manifestarsi la risurrezione, cioè una vita diversa, di cui quella eterna ne è la versione definitiva. Ma la verità è che a nessuno di noi piace mortificarci in qualcosa. Non vorremmo mai morire ai nostri egoismi, alle nostre pretese, ai nostri capricci, al nostro orgoglio, ai nostri peccati. A noi piace assecondarci in tutto non accorgendoci però che in questo compulsivo assecondarci non riusciamo a cogliere un meccanismo di morte che ci mantiene schiavi.
Pur di non abbandonare le nostre abitudini siamo disposti a mettere sotto scatto persino il cielo: <>, Ma Gesù risponde: <>.
Ma rimane il grande paradosso che davanti alla persona di Gesù, i farisei (e noi con loro!) cercano scuse: Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicareaquesta generamone e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c’è più di Giona! La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dalPestremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c’è più di Salomone!


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