Vangelo
Mt
10, 1-7
In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».
don Luigi Maria Epicoco – Commento
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Il
passaggio dei discepoli di Gesù non è mai indifferente. Un
discepolo si porta addosso il potere, che non viene da lui, di
liberare e guarire secondo una dimensione ampia e profonda. Il
cristianesimo lascia il segno quando è autenticamente il
cristianesimo di Gesù Cristo. Ma non è il segno di piantare
bandierine da conquistatori, ma il segno di cambiare la realtà
secondo un principio di libertà e guarigione.
Per
questo l’opera dei missionari non si è mai limitata a una semplice
catechizzazione della gente loro affidata. Fin da subito hanno
compreso che il passaggio del Vangelo doveva portare per quella gente
non solo informazioni su Gesù, ma soprattutto occasioni di
liberazione e guarigione.
Quando
il beato Puglisi lavorava nella periferia di Palermo annunciando il
Vangelo, ha subito compreso che quell’annuncio doveva riscattare
concretamente quella gente dal male della mafia e dalla schiavitù
della paura. Non l’ha fatto con degli striscioni o politicizzando
il Vangelo, ma costruendo pazientemente luoghi di incontro, di
riscatto, di educazione. Per questo lo hanno ucciso, perché liberava
e guariva. Ma il Vangelo di oggi si conclude con un’indicazione che
a prima vista può sembrare antipatica: <
E
strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino». Bisogna
rivolgerci prima ai vicini e poi ai lontani, ma non per una
preferenzialità che discrimina ma per un principio di carità che ci
dice che anche la gente che ci vive accanto ha bisogno di essere
evangelizzata e che a volte è più difficile portare il Vangelo a
loro che a uno che è lontano. Ma in fondo annunciare significa dire
che “il regno è vicino”, cioè costruire prossimità con tutto
ciò che il Signore ci mette davanti.
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