VANGELO
Mt
13, 47-53
Dal Vangelo secondo Matteo
Dal Vangelo secondo Matteo
In
quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Commento di don Luigi Maria Epicoco
Non
si fa fatica a capire che l’immagine che Gesù usa nel Vangelo di
oggi nasce per essere compresa soprattutto da un popolo di
pescatori:
È
simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere
di pesci.
Infatti
non è compito della rete separare ciò che è mangiabile, da ciò
che invece non lo è. La rete non ha la capacità di fare differenza
tra un pesce buono e uno cattivo. Questo possono farlo solo i
pescatori a riva. Per la durata della pesca ciò che conta è
prendere. Tutta la storia è il tentativo di Dio di prenderci in
qualche modo.
Di
pescarci dal mare del non senso, di tirarci fino alla riva della fine
della storia. Ma la salvezza non è un fatto automatico. La salvezza
è essere riconosciuti buoni, e non semplicemente presi. Infatti
tutti noi “siamo presi” da questa rete tutte le volte che ci
accostiamo ai sacramenti, che ascoltiamo la Parola, che preghiamo,
che facciamo un qualsiasi gesto che abbia a che fare con la fede. Ma
essere presi nella rete non ci salva in automatico. Conta la scelta
del bene o del male.
Sono
le nostre scelte nella vita che ci qualificano come “buoni” o
come “cattivi”. Serve poco ad essere presi se poi veniamo
riconosciuti come cattivi. Il regno dei cieli è un misto tra la
grazia e la nostra libertà. Non solo la grazia, e non solo la nostra
libertà, ma entrambe le cose contano. Per troppo tempo, forse, ci
siamo convinti che tutto poggiava sulle nostre scelte e le nostre
forze, ma così non è; senza la grazia, senza l’essere presi non
serve a molto il nostro sforzo.
Ma
è vero anche il contrario, non possiamo delegare alla grazia ciò
che poi dovremmo e potremmo fare noi con la nostra libertà. Solo
scegliere concretamente il bene alla fine ci rende anche buoni. La
nostra deve essere la stessa capacità
dello scriba divenuto discepolo del
regno dei cieli che è simile a un padrone di casa che estrae dal suo
tesoro cose nuove e cose antiche.
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