QUATTORDICESIMA
DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
8 Luglio 2012
Colore Liturgico: VERDE
L’esperienza del rifiuto della Parola è una
delle costanti della missione di Ezechiele, di Paolo e di Gesù. L’indifferenza
di fronte alla provocazione del messaggio, la reazione dura ed ostile
appartengono alla dinamica della libertà umana. Tuttavia il credente deve
continuare a seminare la Parola, e la
crisi, il dubbio, l’insuccesso non devono mai scoraggiare, perchè sono il
terreno su cui Dio può celebrare il suo misterioso svelarsi.
Ezechiele ci riporta una meditazione sulla
drammaticità della missione profetica destinata ad un mondo incomprensivo ed
ostile. Il popolo di Israele da sempre è ostinato e peccatore e, in esilio
rende martire il suo profeta ma, ascolti o non ascolti, non potrà far tacere la
sua voce, perché è voce di Dio stesso.
Paolo sente che il suo ministero deve
necessariamente attraversare delle prove per essere autentico. Assalito dalle
sofferenze lui sa di non essere solo e abbandonato, la Grazia di Dio è la forza
nella sua testimonianza evangelica. Nasce così una celebrazione della potenza
della Parola proprio nella debolezza
congenita che la riveste, proprio nell’umiliazione che presenta, proprio nello
scandalo che essa suscita.
Marco ci racconta l’esperienza vissuta da Gesù
nel suo villaggio, Nazareth. La falsa religiosità dei nazaretani rifiuta di
riconoscere l’intervento di Dio all’interno di un evento e di una persona che
risultano del tutto ordinari. Invece la rivelazione di Dio passa proprio
attraverso l’incarnazione, la presenza di Dio è invisibile agli occhi dei falsi
religiosi proprio per la sua visibilità e la sua normalità quotidiana.
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