sabato 31 marzo 2012

DOMENICA DELLE PALME 2012

 La domenica delle Palme apre la “settimana santa”. Si potrebbe dire che la liturgia di questa domenica spalanca le porte a Gesù accogliendolo come il Messia. Il “segreto messianico” raccomandato da Lui, all’inizio della sua attività pubblica a quanti erano guariti, era stato successivamente svelato da Pietro sulla strada dei pagani di Cesarea di Filippo. Da oggi è sulla bocca di tutti. Di coloro che lo acclamano nel suo ingresso in Gerusalemme e delle autorità giudaiche, che espressamente gliene chiedono conto, fino al processo, in cui alla formale domanda del sommo sacerdote se egli sia il Messia, Gesù risponde «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». Con questa risposta Gesù firma la sua condanna a morte. Il racconto di Marco (che si legge in questo ciclo B) contrappone a ciò l’acclamazione della folla dei poveri che lo riconoscono “figlio di Davide” e una sorta di testimonianza ironica eppure reale nel motivo della condanna, fatta apporre sulla croce da Pilato e che recita: «Il re dei Giudei», Fino ad arrivare alla testimonianza finale del centurione, che avendolo visto spirare in quel modo, esclama: «Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!». Il racconto essenziale ed intenso ci mostra il Messia che da una parte delude le aspettative di chi lo immaginava glorioso e trionfante, ma dall’altra diventa colui che raccoglie nella sua sorte quella di tutti gli sconfitti della terra: degli oppressi e degli infelici. Di chi ormai non conta nulla né agli occhi degli uomini, né di se stesso, ma, spoglio di tutto, può solo affidarsi, sebbene con l’ultima domanda accorata, a chi sembra non rispondere e tuttavia è il suo ultimo sostegno: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?».

PREGHIERA

Oggi, Gesù, sono in mezzo a quella folla di bambini e di poveri
che ti acclama figlio di Davide e portatore di pace,
ripetendo con altre parole ciò che gli angeli cantarono
alla tua nascita qui tra noi sulla terra …
Ah, Signore, Ah, Signore, questa stessa terra che ora dovrà
vederti morire in uno dei peggiori tormenti
e come calice sacro raccoglierà
le tue lacrime, il tuo sudore e il tuo sangue …
Oggi vorrei restare per sempre qui su questa strada
dove ancora mi allietano le speranze di quanti ti acclamano,
mentre Tu sull’asinello degli antichi padri
avanzi regale e benedici la stessa città,
che nel volgere di pochi giorni
ti respingerà, per accogliere solo quell’umanissimo grido
con cui chiamavi dall’abisso tuo Padre.
Lì quel Padre ti accompagnava comunque, per colmarlo fra tre giorni
di irresistibile luce, che come vita riesplose.
Luce che risplendi dalle profondità della terra, riscalda il cuore
di tutti noi, figli degli uomini! Amen! (GM/01/04/12)

Vangelo di Marco (Mc 11,4-11; 15,25-39)

Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi  risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono soprai loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».... Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo»… Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì,  Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

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