domenica 6 febbraio 2011

PILLOLE DI PAROLA a cura di Cristina Rossini

QUINTA DOMENICA  DEL TEMPO ORDINARIO

MONIZIONE AMBIENTALE

Il luogo rievocato dalla liturgia della Parola di oggi è la collina delle Beatitudini, quell’altura che fa da cornice al lago di Tiberiade, posti che hanno ospitato Gesù durante la sua prima predicazione. Il contesto invece, è il grande discorso detto della Montagna che il Signore proclama per tutte quelle persone che erano rimasti affascinati dalla sua persona, dalla sua voce e dal suo messaggio nuovo.
Come allora, ancora oggi lasciamoci travolgere, lasciamoci conquistare da quel Sale che da sapore alla nostra vita, da quella Luce che illumina il nostro cammino, insomma, da quel Cristo, l’unico che può dar senso alla nostra esistenza.
Oggi siamo invitati ad accogliere nella nostra comunità di figli di uno stesso Padre sei catecumeni che celebreranno il loro battesimo la notte di Pasqua, riceveranno e reciteranno insieme a noi la professione di fede in quel Dio che hanno scelto di conoscere, di incontrare e di amare.
Accompagniamoli con la preghiera, con la testimonianza e con l’esempio.

MONIZIONE ALLA PRIMA LETTURA

Si rende culto a Dio non attraverso le pratiche esteriori o soltanto per assolvere ad un precetto, il Signore si incontra andando incontro a chi ha bisogno, rendendosi disponibili verso chi è nella sofferenza.
Soltanto amando gli altri si può arrivare ad amare Lui. Allora alle nostre invocazioni risponderà: Eccomi.

MONIZIONE ALLA SECONDA LETTURA

L’argomento della predicazione di Paolo è Gesù Cristo in croce. Lui non è andato a mostrare la sua bravura o la sua cultura. Lo Spirito Santo e la potenza di Dio hanno prodotto le conversioni.
Agli altri non si deve portare la nostra persona, ma ciò che Dio ha fatto nella nostra persona.

MONIZIONE AL VANGELO

L’invito che ci viene oggi dal vangelo è di essere, seguendo Gesù Cristo, sale del mondo e luce della terra. Convinti e coscienti però di non essere né la fonte della luce, né l’origine del sale. La nostra testimonianza deve concretizzarsi nelle opere buone che riusciamo a produrre, perché inducano a rendere gloria al Padre che è nei cieli.

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