8 Novembre 2013
TRENTADUESIMA
DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Colore Liturgico: Verde
MONIZIONE AMBIENTALE
Siamo invitati oggi ad una grande meditazione
sulla fine dei tempi e su ciò che avverrà dopo la nostra morte. Ogni cristiano
sa che la morte non è altro che una porta che immette nella pienezza della vita
e nell’eternità.
Con questa certezza il credente non può affannarsi
a costruire stabilità, legami, alleanze, vincoli, che lo distraggono dal suo
cammino vero l’assoluto. Sappiamo bene che Gesù Cristo ci ha ricondotti
pienamente a Dio e in Dio facendo della morte uno strumento della risurrezione.
L’attesa del futuro quindi, non può che alimentare e stimolare l’impegno nel presente ad essere profeti e testimoni della vera vita e della vera gioia.
MONIZIONE ALLA PRIMA
LETTURA
Già nell’Antico Testamento alcuni uomini di fede
grazie a intuizioni illuminate, erano fermamente convinti che il legame d’amore
tra i giusti e Dio, costruito nella vita, avrebbe raggiunto la pienezza
diventando comunione escatologica. Questa fede nella risurrezione sostiene la
testimonianza dei sette fratelli Maccabei che sono disposti a morire piuttosto
che a tradire la legge di Dio.
MONIZIONE ALLA SECONDA
LETTURA
Ai cristiani di Tessalonica preoccupati per la
fine del mondo, e a tutti noi, Paolo ripete con insistenza che il presente è
importante e deve essere sostenuto da ogni opera e parola di bene. È nel
presente che germoglia il futuro di gloria, per cui la trama dei nostri giorni
deve essere intessuta dell’amore di Dio e della pazienza di Cristo.
Nella risurrezione la nostra vita e la nostra
condizione saranno totalmente nuove e diverse rispetto a quelle nella terra.
Anche i rapporti umani non avranno le stesse modalità.Gesù rispondendo ai Sadducei, coglie l’occasione
per esaltare lo splendore della comunione con Dio, lui è la Vita, lui è il Dio
della vita e quindi il Dio dei vivi. Chi crede in lui vive con lui e per lui, e
da lui è strappato dalla morte.
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