sabato 24 luglio 2010

PILLOLE DI PAROLA a cura di Cristina Rossini

XVII DOMENICA T.O.

Il lezionario di oggi ci propone una riflessione sulla preghiera vista come fusione tra la componente verticale, cioè Dio, e la componente orizzontale, cioè l’uomo. Il Signore oggi ci insegna che il suo rapporto con lui non deve essere emozionale o legato al bisogno, deve essere invece un respiro continuo dell’anima, che non si spegne neppure nella notte.
La preghiera deve essere coraggiosa, spontanea, sincera e insistente, personale ma non egoista.
Pregando si scopre un Dio così intimo dell’uomo che può essere persino importunato, un padre che può essere solo amato, che sa dare ai suoi figli sempre cose buone e giuste perché il suo sguardo è più alto e spazia oltre la loro piccola e ristretta visuale.

PRIMA LETTURA
Abramo si presenta a Dio a implorare salvezza per Sodoma e Gomorra confidando nella sua infinita misericordia e cercando di strappare il suo perdono. La sua è una preghiera di intercessione che prevede anche la presenza del bene nell’uomo, ma il risultato che ottiene è devastante, l’umanità è peccatrice nella sua totalità, non c’è neppure un giusto.
Dio stesso dovrà inviare il giusto autentico: suo figlio Gesù Cristo

SECONDA LETTURA
San Paolo propone ai colossesi e a tutti noi un testo fondamentale per la teologia del Battesimo. Questo sacramento è la nostra partecipazione alla morte e alla risurrezione del Figlio di Dio.
Nel Battesimo noi anticipiamo realmente l’intera vicenda della nostra assimilazione a Cristo, dal germe iniziale allo splendore glorioso finale.

VANGELO
Gesù è il perfetto uomo di preghiera, ci insegna che pregare significa considerare Dio come Padre, ma soprattutto di considerare noi come figli di Dio, suoi fratelli e fratelli di tutti gli uomini. Il resto non è che una conseguenza. Per essere cristiani bisogna creare un rapporto giusto con il Signore, questo rapporto è la preghiera..

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